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Ance Sicilia, class action contro la Regione. Paga solo precari, parassiti e clientele

Il Comitato di presidenza dell’Ance Sicilia, riunitosi a Palermo, ha deliberato di dare mandato ad un legale perché verifichi la possibilità di presentare alla Procura della Corte dei conti una denuncia nei confronti del governo regionale per distorto utilizzo di fondi pubblici; inoltre, una denuncia alla Corte di giustizia europea contro lo stesso governo per discriminazione delle imprese siciliane e per violazione delle norme sulla concorrenza; nonché una class action per il risarcimento dei danni subiti.
Nel primo caso si contesta l’avere sottratto – per garantire stipendi ai dipendenti pubblici, ai precari, ai forestali e ai Pip e per foraggiare sacche di parassitismo e clientele – quasi tutti i fondi disponibili destinati per legge ad investimenti produttivi e infrastrutture.
Secondo l’Ance Sicilia, questo uso dissennato delle risorse pubbliche ha determinato, assieme all’assenza di un reale taglio di sprechi e di una programmazione strutturale, la prospettiva di un 2016 con più gravi e negative condizioni e ha portato al depauperamento del bilancio e delle casse della Regione e alla fine di ogni investimento per lo sviluppo.
Prova ne sia che sulla Gazzetta ufficiale di oggi sono state pubblicate solo quattro gare d’appalto, ponendo le imprese edili siciliane nell’impossibilità di operare e di mantenere i requisiti di accreditamento imposti dalla legge per competere con gli altri mercati nazionali e regionali.
Inoltre, a causa dell’ennesimo deficit, il governo regionale ha bloccato i pagamenti, tranne quelli per stipendi, precari, Pip e forestali. “Chi stabilisce – si chiede Santo Cutrone, presidente facente funzioni di Ance Sicilia – che in presenza di una crisi di cassa il diritto della categoria di dipendenti e precari pubblici a ricevere sempre e comunque lo stipendio, pur senza controlli sulla produttività e un rendiconto dei risultati, sia prevalente rispetto al diritto dei dipendenti delle imprese edili di ricevere lo stipendio per le opere effettivamente svolte per la pubblica amministrazione e per i servizi reali resi alla collettività? Se la regola vincente è questa – commenta Cutrone – allora, essendo diventati anche noi poveri e bisognosi a causa della Regione, siamo disponibili a cederle i nostri crediti in cambio dell’assunzione come precari, Pip e forestali. Almeno così saremo tutti pagati sempre e comunque, a prescindere da quello che facciamo”.
Sono queste – la violazione delle norme sulla concorrenza e la discriminazione di imprese e lavoratori edili a favore di dipendenti e precari pubblici – a spingere l’Ance Sicilia a rivolgersi alla Corte di giustizia europea per ottenere la condanna del governo regionale.
Infine, una class action per chiedere il risarcimento dei danni subiti da tutte le imprese e da tutti i lavoratori, in servizio e licenziati, a causa non solo del blocco dei pagamenti che dura dallo scorso mese di giugno strozzando ogni realtà familiare ed economica, ma anche del mancato utilizzo di circa 3,8 miliardi disponibili per 439 opere immediatamente cantierabili.
“Affiancando Alessandro Baccei al governatore Crocetta – conclude Cutrone – forse il premier Matteo Renzi pensava di risolvere i problemi finanziari della Regione prima di andare al voto. Obiettivo mancato perché Baccei, chiudendosi nel ‘fortino’ al punto da ignorare ben quattro richieste di incontro avanzate da 21 associazioni e sindacati del comparto costruzioni, ha saputo dire dei ‘no’ solo alle categorie produttive e ad alcuni deputati dell’Ars, ma non ha saputo resistere alle disastrose politiche populistiche del governo che hanno finito di rovinare la Sicilia. Oggi sulla situazione dei conti si cambia versione ogni giorno, come se a gestire l’Economia non ci fossero esperti, bensì massaie. Renzi e i suoi ne prendano atto e, come per il Comune di Roma, adottino le necessarie decisioni prima che per i siciliani sia troppo tardi”.

Fonte:vivienna.it

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