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La ribellione di chi non vuole morire precario

Ieri la marcia di ex articolisti, contrattisti, Asu e Lpu: un esercito di lavoratori indispensabili ormai per gli enti locali.

Messina porta della Sicilia che non riesce ad avere certezze. Gridano "Lavoro! Lavoro! ...mentre passano senza tensioni per le vie del centro.
Sono loro a reggere le sorti degli enti locali, ma anche di molti uffici del comparto sanità. Da quando i concorsi pubblici sono diventati, per le nuove generazioni, un racconto dei nonni, sono i 20 mila precari a rappresentare una parte imprescindibile della macchina operativa del pubblico in Sicilia. Nel serpentone umano (mille i partecipanti) che da piazza Antonello è arrivato in Prefettura c' erano i lavoratori con contratto di diritto privato part time e c' erano "Asu" e "Lpu" che un vero accordo di lavoro subordinato non lo hanno, al pari dei contributi. Vivono di sussidio Inps a 540 euro al mese. Eppure, i contrattisti, questi precari ultraventennali, sono architetti, biologi e avvocati, personale in fascia B,ma anche precari della sanità, vigili part­time, insegnanti di asilo e di scuole comunali, responsabili di uffici comunali di tributi, cultura e sport, personale dei dipartimenti della Regione siciliana Acqua e rifiuti, Protezione civile e Territorio. Sono la generazione a cavallo fra i40 ed i 50 an nie che aspetta, nel sogno di una stabilizzazione, una conferma dei loro contratti quinquennali in scadenza a settimane. A Messina 3000 circa sono i contrattisti a 18 o 24 ore settimanali e altri 2000 circa gli ASU. In molti casi i precari del pubblico siciliano sono più numerosi degli stessi impiegati a tempo indeterminato dei comuni. In città sono circa 300 ma a Milazzo, Barcellona e soprattutto a Capo d' Orlando il rapporto è uno a tre (90 gli interni e 287 contrattisti nel centro paladino, dicono i sindacati). «La Sicilia ci dia delle risposte ­ afferma Gabriella, una delle manifestanti in corteo che lavora al Comune di Messina ­ non possiamo più aspettare in questo limbo». Domenico è un architetto che lavora alla Provincia: «Dopo venti anni non riusciamo a vedere l'uscita dal tunnel. Di precariato non si può vivere per sempre».
Rumorosa ma civilissima la protesta di questi lavoratori arrivati da tutta la Sicilia orientale per una delle due manifestazioni regionali sul precariato. L'altra ad Agrigento per l'altra metà dell' isola spezzata in due dal crollo del viadotto sulla A/19. A proclamare lo sciopero Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. Vogliono, (per questo hanno attivato un serrato programma di azione che ieri ha fatto segnare solo l'esordio) la stabilizzazione dopo 25 anni di precariato nei servizi pubblici. Una giornata di sciopero per l'intera giornata che ha bloccato l'attività di uffici, ad esempio di Castell'Umberto (su 120 lavoratori del Comune, quasi 80 son precari) o di Scordia (78 su 92 ) o Grammichele (120 su 170), che al corteo hanno partecipato, come Messina, con il loro sindaco, con tanto di fascia tricolore.
La manifestazione si è chiusa in Prefettura dove un' ampia de legazione delle tre sigle ha incontrato il capo di Gabinetto Maria Adele Maio, delegata da Stefano Trotta. «Abbiamo rappresentato le esigenze, i diritti di queste migliaia di persone ­ dice il segretario provinciale della Cisl Funzione Pubblica Calogero Emanuele ­ abbiamo chiesto che Roma e la Regione possano attivare una legge in deroga che superi il vincolo del Patto di Stabilità degli enti e quindi la spesa per i dipendenti.
 Non solo, parallelamente la Sicilia dovrebbe consolidare il finanziamento per questi lavoratori sul medio lungo periodo. E oggi a Palermo in un tavolo tecnico porterò le stesse istanze anche di fronte all' Anci». I fondi per gli stipendi di questo esercito di contrattisti arriva per l'80% dalla Regione che però li garantisce solo nel misura in cui l'ente locale non abbia modo di pagarli. «Con il blocco del turn over­dice il segretario generale della Cigl Lillo Oceano ­ queste persone sono indispensabili, reggono gli enti. E alla fine stabilizzarli non è un costo in più per nessuno, ma solo un atto di giustizia».

Fonte: Gazzettadelsud

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