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Sicilia, da Roma stangata da 70 milioni a rischio copertura spese per comuni, teatri, precari e ast

La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno negli uffici di Palazzo d'Orleans. La manovra Renzi, quella che darà 80 euro al mese in busta paga a chi ha uno stipendio medio-basso, sarà in parte coperta chiedendo ulteriori sacrifici agli enti locali. Comprese le Regioni, che complessivamente subiranno un taglio di 700 milioni di euro. Per la Sicilia significa che nel bilancio 2014 mancheranno all'appello altri 70 milioni. Sulla carta una cifra non enorme, considerando un bilancio da 24 miliardi di spesa. Peccato però che l'Isola sia sull'orlo del collasso: il governo Crocetta è alle prese con un buco di bilancio da 500 milioni di euro, dopo l'impugnativa del commissario dello Stato, e con una manovra-bis che dovrebbe metterci una pezza rastrellando il fondo del barile per trovare almeno 300 milioni di euro e garantire i 30 mila stipendi dei forestali, dei dipendenti di teatri ed enti controllati, dall'Esa ai Consorzi di bonifica.

In un quadro già difficile, la manovra Renzi rischia davvero di essere la goccia che fa traboccare il vaso. A Palazzo d'Orleans sono molto preoccupati: "Stiamo studiando nel dettaglio il decreto votato a Palazzo Chigi per capire eventuali conseguenze per la nostra manovra-bis, anche se il piano del governo nazionale va visto nel suo insieme e non solo in una parte", dice il neo-assessore all'Economia, Roberto Agnello, che si trova questa nuova grana sul tavolo.
L'assessore Agnello spera in altri punti della manovra nazionale che possano consentire risparmi per la Regione. Ad esempio nella parte sull'acquisto di beni e servizi attraverso i costi standard. Ma altre Regioni, come il Veneto, hanno contestato la vaghezza di quest'ultimo passaggio sostenendo come "per far fronte al taglio chiesto da Renzi non ci saranno altre alternative che ridurre ancora la spesa ".
I guai per il neo-assessore non finiscono qui. Nella Finanziaria approvata nel dicembre scorso, e non impugnata dal commissario dello Stato, sono previste spese coperte con entrate non certe per ben 400 milioni di euro. Entrate che la Regione deve contrattare con lo Stato all'interno del patto di stabilità. L'assessore Luca Bianchi, prima di lasciare, aveva siglato un accordo con la Regione Puglia e lo Stato per avere liquidità per 80 milioni. In questo modo gli accantonamenti negativi, cioè le spese senza copertura certa, sono scesi a 320 milioni. Ma a causa del rimpasto infinito e del cambio in corsa all'Economia, la trattativa con lo Stato si è fermata.
Il tempo per trovare accordi e salvare la spesa coperta con entrate non sicure stringe. E da Roma arrivano pessime notizie: nel decreto degli 80 euro in busta paga è previsto un ulteriore sacrificio per le Regioni. Cioè l'ennesimo irrigidimento del patto di stabilità, per la Sicilia stimato in altri 70 milioni di euro: questo significa che, se lo Stato impone alla Sicilia riduzioni del patto di stabilità, cioè di spesa che si può fare, è improbabile che il governo Crocetta riesca a ottenere
ulteriore liquidità. A rischio, per fare qualche esempio, sono le coperture per i trasferimenti ai Comuni, il ricovero dei minori, i teatri, i precari degli enti locali, le buonuscite dei regionali e l'Ast. La Sicilia così rischia di diventare una bomba sociale pronta a esplodere.

Fonte: palermo.repubblica.it

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