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Renzi mette Crocetta all'angolo. A farne le spese forestali, precari della p.a., Asu ed Ex-Pip.

E’ stata una scelta politica. A Palazzo Chigi non si sono trincerati dietro il politichese per spiegare perché nel disegno di legge di stabilità, varato ieri dal governo Renzi, alla Sicilia non è stato destinato neanche un centesimo. Il che si traduce nell'impossibilità di redigere il bilancio di previsione per il 2016. Un esplicito invito al presidente della Regione, Rosario Crocetta, a farsi da parte. Tranne che, pur di andare avanti, il governatore non decida di usare la scure e tagliare circa 2 miliardi di spesa corrente. A farne le spese sarebbero per primi i lavoratori della forestale, i precari degli enti locali, ex Pip, Asu e Lsu utilizzati dalle pubbliche amministrazioni.
Insomma, a pagare il prezzo più alto sarebbero le categorie più deboli che Crocetta, invece, ha sempre difeso da ogni tentativo di ridimensionamento della spesa.
Una decisione che non sarebbe stata dettata da motivi finanziari, ma sarebbe una scelta politica, fanno sapere da Roma, non avendo il governo regionale attuato quel piano di riforme che si era impegnato a varare al momento della costituzione del “Crocetta ter”. L’Ars alcune riforme le ha approvate: dalla legge sui Liberi consorzi comunali alla legge sugli appalti a quella sulla gestione pubblica dell'acqua. Leggi impugnate dal Consiglio dei ministri perché in contrasto con le norme nazionali e con la Costituzione. Nonostante la presenza in giunta dell’assessore-commissario, Baccei, il governo regionale non sarebbe riuscito a conquistare la fiducia del premier - non è un caso che Crocetta e Renzi non si siano mai incontrati - che ha deciso di chiudere i rubinetti. Probabilmente, neanche il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, si sarà strappato i capelli. Anzi, la circostanza gli consentirebbe alle prossime elezioni regionali di allearsi con il centrosinistra siciliano, potendo dire agli elettori che il Nuovo centrodestra non ha mai appoggiato Crocetta.

Fonte: lasicilia

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