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Stabilizzazioni ferme, 20 mila precari in bilico

«Il processo di stabilizzazione dei precari non è mai partito. E ora siamo in una situazione di drammatica emergenza sociale»: di fronte ai sindacati confederali, informalmente convocati, l'assessore alla Funzione pubblica Giovanni Pistorio ha ufficialmente riaperto il caso Lsu. Al punto da mettere sul tappeto l’esigenza di strappare a Roma un nuovo piano quinquennale che preveda  prima volta in assoluto  una sorta di cassa integrazione per chi comunque resterà fuori.
Pistorio sta preparando delle norme da inserire nella Finanziaria regionale e che devono poi trovare il via libera di Roma. Il punto di partenza è che la legge che a fine 2013 aveva previsto un triennio per le stabilizzazioni è rimasta lettera morta. E in queste condizioni fra la fine del 2015 e soprattutto la fine del 2016 non saranno più consentite neppure le proroghe. «Le norme in vigore ha ammesso Pistorio davanti a Cgil, Cisl e Uil rendono impossibili le stabilizzazioni. Bisognerebbe rispettare l’obbligo di assumere tanti dipendenti dall’esterno quanti sono i precari stabilizzati, e nessuno ha i soldi per raddoppiare la spesa. Bisogna restare all’interno del patto di stabilità. E in ogni caso i Comuni devono anche dirottare i pochi soldi rimasti al pagamento dei debiti con le imprese perchè questo impone la legge».
Pistorio ha quindi fatto una rapida ricognizione rivelando che «praticamente nessun Comune in queste condizioni ha stabilizzato in questi anni». E poiché la legge consentiva le proroghe solo a chi nel frattempo programmava di stabilizzare, ecco che è di nuovo emergenza per una platea di 20 mila persone in servizio da anni negli enti locali.
Pistorio ha illustrato ai sindacati le soluzioni allo studio. Con una premessa: «Non esistono soluzioni semplici a problemi tanto complessi. Di sicuro lo Stato sta consentendo le proroghe per i precari nazionali fino al 2018. E noi dobbiamo agganciarci almeno a questa scadenza. Ma dobbiamo trovare le risorse, visto che le nostre finiscono a fine 2016». Per questo motivo oggi Pistorio vedrà l'assessore all'Economia, Alessandro Baccei, a cui chiederà di garantire anche per il 2017 e il 2018 gli oltre 200 milioni all'anno previsti fino a ora per i contrattisti.
Ipotesi difficile e comunque non risolutiva. Ancora Pistorio: «Secondo me non basterebbe neppure una proroga fino al 2018 perchè realisticamente in Sicilia per stabilizzare la maggior parte dei precari bisognerebbe avere tempo fino al 2020». Se strapperà queste proroghe, Pistorio inserirà poi in Finanziaria alcune novità: «Prevederemo meccanismi che premiano economicamente i Comuni che stabilizzano risolvendo l’emergenza occupazionale. E prevederemo sanzioni per chi invece mantiene i contratti a termine». Il punto è però che anche così nessuno può garantire un posto nel breve-medio periodo ai precari e per questo motivo Pistorio si spinge fino a mettere sul tappeto un’ipotesi che rompe un tabù: «Non possiamo escludere che alla fine qualcuno resti fuori. Ma a questi dovremo garantire meccanismi alternativi di sostegno al reddito».
Se il piano passerà, a Roma prima che a Palermo, lo si saprà nelle prossime settimane. Intanto ha già scatenato una guerra sindacale. FP Cgil, Cisl FP e Uil FPL hanno apprezzato la schiettezza di Pistorio: «Finalmente un assessore ha rotto il muro del silenzio. Ora occorrono tavoli di serio e serrato confronto politico, a Palermo come a Roma, per trovare l'accordo su storicizzazione della spesa e stabilizzazione definitiva». La parola «storicizzazione» della spesa, è quella che cela una soluzione che nessuno dice: spingere le proroghe, e dunque la spesa, fino a un termine indefinito in modo da «cronicizzare» il precariato.
Ma il plauso di Cgil, Cisl e Uil ha irritato i Cobas-Codir e il Sadirs, le sigle autonome più rappresentative. Che, appreso dell’incontro con i confederali a cui non erano stati invitati, ieri hanno annunciato di voler denunciare Pistorio per comportamento antisindacale. L’assessore in serata si è scusato «per l’errore di comunicazione» tendendo una mano agli autonomi.

Fonte: gds.it

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