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Beni culturali, sospesi 260 precari Asu

260 precari a casa malgrado un ramo della Regione continui a pagarli con un sussidio da poco più di 500 euro al mese.
Si tratta degli Asu, una particolare categoria di precari che, fino a qualche giorno fa, hanno lavorato in musei e siti archeologici e adesso sono stati sospesi dall assessorato ai Beni Culturali perchè mancano i soldi per pagare le assicurazioni.
Il caso, definito «un paradosso» dallo stesso assessore Purpura, nasce da un complicato intreccio di norme sul lavoro e casse vuote.
Niente soldi in cassa, dunque, per la regione che fa tramontare automaticamente anche la possibilità, prospettata da tempo, di allargare l impiego a 1000 persone.
Un problema che provocherà ulteriori disagi anche nell apertura di musei e siti archeologici poiché questo personale aveva permesso di ammortizzare la soespensione di altri 400 custodi della società partecipata Sas.
Difficoltà serie anche nell assicurare i normali orari arrivano da alcuni direttori di musei, come nel caso del parco archeologico di Himera. Purpura assicura, però, che i disagi saranno limitati: «Ho già disposto la convocazione di un vertice con l’assessore al Lavoro per trovare una soluzione. Il problema non è l’impiego ma la copertura degli oneri assicurativi che non possiamo permetterci».
Nello specifico, si tratterebbe di 78 mila euro all anno, se ci si limita ai 260 precari già in servizio: 300 euro a persona tra Assicurazione Inail e responsabilità civile. Una spesa che, come rivela Gianni Borrelli della Uil, «l’assessorato aveva chiesto ai 260 Asu di pagare di tasca propria». La Uil segnala anche che «questo personale ha permesso di aumentare le aperture domenicali e nei giorni festivi senza che l’assessorato uscisse un euro in più. Mentre ora per garantire gli stessi orari bisognerà aumentare gli straordinari ai custodi di ruolo, aumentando dunque la spesa».
La vicenda resta dunque aperta, in attesa di nuovi riscontri da parte dell assessorato. Per il momento i 260 Asu restano a casa, a meno che le cooperative di provenienza non trovino loro un altro impiego sfruttando i 500 euro assicurati dall’assessorato al Lavoro. In ogni caso, conclude Borrelli, «sarebbe un impiego non proprio utile a differenza di quello che potrebbe essere garantito nei beni culturali».

Fonte:hercole.it

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