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Fp Cgil. Gentile: 'Sentenza storica della Cassazione che autorizza i rimborsi per i precari nella P.A.'

Una platea di 80 mila lavoratori della Pubblca amministrazione, ovvero quelli con i contratti a tempo determinato, “quasi tutti oltre 36 mesi” di durata, che, secondo la Cgil possono essere interessati dalla recente sentenza della Corte di Cassazione sui rimborsi certi ai precari. La Corte ha infatti stabilito che il dipendente pubblico, come quello privato, ha diritto ad essere risarcito in caso di abuso con un’indennità che può arrivare massimo ai 12 mesi. Ciò, spiega il responsabili settori pubblici Cgil, Michele Gentile, senza dover provare niente se non la durata oltre i tre anni del rapporto di lavoro.
Il risarcimento inoltre non esclude la possibilità di chiedere il rimborso per un danno maggiore. Con la sentenza è stata fissata una sorta di rete di protezione per il dipendente precarizzato, pur se resta esclusa la possibilità di stabilizzazione, essendo l’accesso nella P.A. legato al superamento di un concorso.
Il giudizio della Corte va quindi a fare chiarezza su una materia in bilico tra l’ordinamento interno, che impedisce nel pubblico la trasformazione del contratto a tempo indeterminato (proprio perchè si entra per concorso), e i principi comunitari sulla lotta al precariato. Esclusa quindi la carta della stabilizzazione, l’unica che resta è quella del risarcimento del danno visto che, si legge nella sentenza, il dipendente caduto nella rete del precariato ha perso la “chance”, per “un’occupazione alternativa migliore”. Per venire incontro ai paletti Ue “il lavoratore è esonerato dalla prova del danno”, con un risarcimento forfettario che va da un minimo di 2,5 a un massimo di 12 mensilità dell’ultima retribuzione lorda. La novità sta nello scatto automatico della sanzione, una volta accertata l’illegittimità (il parametro più evidente a riguardo è il superamento dei 36 mesi). Le regole sugli indennizzi interessano di sicuro l’anello debole dei precari della P.A. che sono 79.691 (dati Aran sul 2014), ma potrebbero destare anche l’attenzione dei dirigenti. Il Testo unico sul pubblico impiego prevede infatti per le amministrazioni l’obbligo di recuperare le somme versate per il risarcimento dai dirigenti responsabili, se la violazione è dovuta a dolo o colpa grave.
A ciò si deve aggiungere anche la perdita della retribuzione di risultato. Gentile evidenzia come ora il dipendente pubblico possa contare su un rimborso “certo”. Ma per il sindacalista il problema “delle stabilizzazioni” nel pubblico impiego resta, vista anche la prossima “esclusione dei co.co.co nella P.A, dal primo gennaio 2017”. Per il segretario generale della Fp Cgil, Rossana Dettori, la vicenda dimostra “quanto sia cruciale e non più rinviabile il rinnovo dei contratti pubblici. Luogo nel quale decidere che il tempo determinato sia effettivamente tale e non rinnovabile all’infinito”. C’è anche la possibilità che il Governo intervenga sul punto attraverso l’attuazione della riforma Madia, che prevede una stretta sulle forme di lavoro flessibili. Intanto la Cassazione ha gettato un salvagente, con un “interpretazione adeguatrice”, come la definiscono gli stessi giudici di piazza Cavour.

Fonte:jobsnews.it

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